La didattica immersiva si propone di superare il tradizionale modello di insegnamento universitario frontale, promuovendo la condivisione di esperienze e il coinvolgimento attivo degli studenti. In tal modo il sapere non viene più inteso, secondo una concezione cognitivista, come un insieme di contenuti teorici da memorizzare, bensì come un’esperienza ad un tempo personale e collettiva che nasce dall’incontro con problemi concreti. La dimensione teorica viene così alimentata da una motivazione intrinseca dello studente o dei gruppi di studenti.
È possibile “Immergersi” nei contenuti e nelle sfide dell’inclusione partecipando alle attività proposte durante le Summer School organizzate a Nizza e Cannes (attive dal 2015) – equivalenti ai corsi di Antropologia filosofico-giuridica e Filosofia del diritto (nei corsi di Giurisprudenza, Filosofia e Scienze dell’Educazione) – nonché frequentando i corsi di Law and Film (Comunicazione e Culture dei Media), Giustizia digitale, i seminari su Intelligenza artificiale ed Etica Pubblica (DIGSPES-DISIT, UPO), oltre che la Clinica legale della disabilità e della vulnerabilità.
Il fondamento teorico di tale metodologia risiede nel recupero del “Logos del Mondo Estetico”, emerso a seguito della “svolta iconica” (anni ’90-2000) e della “svolta affettiva” (ancora in corso) in filosofia: tali prospettive hanno infatti superato la visione secondo cui il pensiero sarebbe un fenomeno necessariamente linguistico (in conformità alla svolta linguistica degli anni ’70). Ne deriva che l’atto del pensare costituisca semmai un fenomeno che procede anche per immagini e per affezioni prelinguistiche, esperienze immersive che sviluppano un percorso percettivo differente da quello logico, più vicino alle humanities e all’opera d’arte (letteratura, pittura, cinema, musica, ecc.).
In questo senso il diritto non è solo da intendere come un fenomeno testuale retto da norme – intese come esclusivo sistema di fonti – ma anche da esperienze ‘immersive’ individuali e collettive (riarticolando in questa direzione antropologica la tradizionale distinzione tra diritto positivo e diritto naturale – o della coscienza).
Due direzioni in particolare si stanno testando: la realizzazione di cortometraggi e documentari legati ai contenuti ‘razionali’ dei corsi (Cliniche Legali, Summer School) e la creazione di mappe in VR 360 dei testi, pensate per rappresentare visivamente e percettivamente i testi e i concetti giuridici.